A.I. Artisanal Intelligence
25 – 26 Gennaio 2018
Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti, 131
A cura di Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques
Cinquant’anni dopo il 1968 come siamo diventati? La moda diventa un codice di lettura di una generazione figlia o nipote dei rivoluzionari che hanno scardinato un sistema, di un confronto tra le immagini di allora e il lavoro di oggi.
In un allestimento che predilige l’aspetto curatoriale artistico a quello fashion, saranno esposti i lavori di giovani fashion designer, come se fossero dei manifestanti. Contestatori con temi precisi che riassumono la “vanità ribelle” e la condizione giovanile contemporanea, così diversa da quella di 50 anni fa, quando la creatività era uno strumento di lotta.
Una selezione che sceglie e premia chi sa guardare al passato per costruire il futuro, chi è dotato di intelligenza artigianale tanto da saper riusare segni e strumenti, chi non cerca l’attenzione con la strategia, ma la ottiene con la sostanza.
Le immagini di quegli anni fanno da sfondo come un album di famiglia fuori dall’ordinario, il documento d’identità della rivoluzione artistica e culturale con cui non ci siamo più confrontati per tanto tempo, perdendo il coraggio di agire.
L’impegno politico, l’avanguardia artistica, la ricerca della forma in funzione di un progetto preciso, l’uso della cultura come strumento di ricostruzione sono dinamiche faticose quindi rare in un mondo che predilige il decor, ed è vittima del horror-vacui.
Se nel 1968 la rivoluzione portò alla stravaganza allo stile hippie e neo-romantico delle donne bimbe e dei ragazzi capelloni, dei giovani che non volevano essere come i padri, paradossalmente la rivoluzione contemporanea si attua al contrario: i giovani creativi tornano alla serietà, alla qualità, alla lentezza delle lavorazioni, agli strumenti antichi, all’artigianato come luogo autentico.
Per raccontare questo fenomeno A.I. Artisanal Intelligence chiama in causa le scuole di moda, sceglie chi non è ancora parte di dinamiche produttive che vincolino la creatività, crea un dialogo che esalti lo scambio delle informazioni e la trasmissione del sapere. Intorno ad un guest proveniente da una scuola straniera, saranno in mostra i progetti e le collezioni di studenti ed ex studenti selezionati dalle migliori scuole e accademie italiane.
“The End of Irony”, così The Business of Fashion ha intitolato il pezzo sulla vittoria di Gabriele Skucas al graduation show della Central Saint Martins di Londra, uno degli eventi più prestigiosi sul futuro della Moda. Il suo lavoro così serio, quasi monastico, la sua collezione fatta di sopra e sotto, di bianco e nero, gonne e camicie, è il manifesto della nuova rivoluzione nella moda.
È stata selezionata come guest internazionale, perché pur essendo una giovanissima creativa ha dimostrato un grande coraggio nel “riusare l’uncinetto per tessere una trama contemporanea”. Ha saputo esprimere, come forse solo l’arte contemporanea ha fatto finora, il valore dell’archivio e della memoria non solo come elemento di citazione.
I temi della nuova vanità ribelle, l’utopia, la controcultura, la sessualità, il riuso dei materiali, l’ecologia e la sperimentazione, il nomadismo metropolitano, la disobbedienza, la trasformazione dell’abito come del corpo sono le nuove ideologie interpretate da:
Sanna Schubert e Federico Cina del Polimoda
Martina Scattarella dell’Accademia di Costume e di Moda
Kiana Ahmadi e Elisa Alessandrini della Koefia
Giovanni e Gregorio Nordio dello IUAV
Sara Tessitore e Andrea Castellani dello IED Roma
Rango, Giulia Masciangelo, Monica Gesualdo, Matteo De Toma e Giuseppe Casafina della NABA
Adireg Comenoi e Gyanendu Baruah della Domus Academy
Annalisa Mazziotti e Lin Chen dell’Accademia Belle Arti di Roma
Giuseppe Simeoli dell’Accademia di Belle Arti di Napoli